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di Giuseppe Turani
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L'economia Usa rallenta
Pil IV trimestre rivisto a +2,2%
 
..da +3,5%. A determinare la minore crescita è stata la frenata delle scorte di magazzino, la flessione degli investimenti aziendali e il rallentamento delle spese al consumo. Negativo anche il Pmi di Chicago, in contrazione per il secondo mese.
Crollano gli ordini, tengono i consumi
 
 
 
MILANO - Il prodotto nazionale lordo degli Stati Uniti è cresciuto del 2,2% nel quarto trimestre 2006. E' quanto emerge dalla seconda stima del Pil, che è stata rivista rispetto al +3,5% misurato in precedenza.

Il dato è leggermente inferiore rispetto alle previsioni degli analisti, che si aspettavano una revisione della crescita del prodotto interno lordo al 2,3%. Per tutto il 2006 la crescita è stata pari al 3,3%, un decimo in meno rispetto alle stime preliminari di un mese fa.

E' quanto ha reso noto il dipartimento del commercio. A determinare la minore crescita dell'economia è stata la frenata delle scorte di magazzino, la flessione degli investimenti aziendali e il rallentamento delle spese al consumo. Positiva invece la notizia giunta sul fronte dell'inflazione. L'indicatore, che misura i prezzi dei prodotti di uso personale, è calato nel trimestre dello 0,9%, il maggior decremento dal 1954.

Nel trimestre le spese per i

consumi, che rappresentano i due terzi dell'economia americana, sono cresciute del 4,2%, due decimi in meno rispetto alle stime avanzate trenta giorni fa. Per l'intero 2006 le spese sono cresciute del 3,2% contro il rialzo del 3,5% registrato per il 2005. Negativo il contributo degli investimenti aziendali che sono calati del 2,4%, ben oltre dunque la flessione dello 0,4% annunciata in precedenza. Per questa voce si tratta del primo declino dal 2003 e conferma come le aziende nutrano timori circa l'andamento futuro dell'economia statunitense.

Sul fronte degli scambi commerciali, nel trimestre le esportazioni sono cresciute del 10,5% (rivisto da +10%) mentre le importazioni sono calate del 2,2% (rivisto da -3,2%). Una conferma del momento difficile attraversato dal mercato immobiliare è stata fornita invece dal calo del 19,1% degli investimenti in case nuove, la peggiore performance dalla flessione del 21,7% registrato nei primi tre mesi del 1991, cioè alla vigilia della penultima fase di recessione. Da segnalare che la revisione del dato del quarto trimestre è la maggiore in una decade.

Non ha mostrato un risultato positivo l'indice Pmi Chicago. A febbraio l'indicatore, che sintetizza l'andamento del comparto manifatturiero nell'area della città statunitense, è sceso a 47,9. Il dato segnala una contrazione dell'attività per il secondo mese di fila ed è peggiore rispetto alle stime degli analisti, che si attendevano un rialzo a quota 50,0 da 48,8 del mese precedente.

Il dato segnala una contrazione del ciclo per il secondo mese di fila e conferma che le aziende stanno frenando la produzione. Questo rafforza i dubbi sulla tenuta del comparto industriale nel corso del 2007. Gli analisti puntavano su un rialzo a quota 50,0 - soglia che rappresenta lo spartiacque fra espansione e contrazione dell'attività - da 48,8 segnato a gennaio.

Gli analisti di Intesa San Paolo sostengono che, utilizzando il sistema dei pesi dell’Ism, si ricava un indice sintetico in lieve recupero a quota 50. Le indagini sul manifatturiero svolte in altri distretti industriali (Richmond, New York, Dallas, Cincinnati) suggeriscono tuttavia di mantenere ferma la nostra previsione di un dato inferiore a 50 (49,3).

 
(28 febbraio 2007)